Testo di presentazione
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Il giocatore d’azzardo (gambler) viene definito “come una persona che presenta un’incapacità cronica e progressiva di resistere all’impulso di giocare d’azzardo, e un comportamento conseguente che compromette, disturba o danneggia se stesso, la sua famiglia o le sue attività professionali” (APA, 1987 p. 324). Il gioco d’azzardo si sta consolidando, nell’immaginario collettivo, come una forma legittima di divertimento e come un’importante fonte di rendita per le casse dello Stato. A fronte degli atteggiamenti più o meno rigidi nel corso del tempo, il gioco d’azzardo rimane un’attività appetibile oggigiorno poiché è inserito (in diverse forme, non a caso le più praticate) in un circuito legale, generando una dinamica di forte legittimazione. Inoltre va aggiunto che la sua legalità abbatte le barriere all’ingresso delle pratiche, ne favorisce sia la diffusione che la pratica, permette di non sentirsi necessariamente devianti ai consumatori. Le forme di dipendenza dal gioco, soprattutto quando presenti in soggetti giovani, non possono essere concepite solamente come problemi psicologici individuali. Si possono considerare come concause della patologia il contesto socio economico, i modelli di inculturazione prevalenti, l’ambiente familiare e quello dei gruppi elettivi; si può altresì affermare con certezza che gli effetti di una ludopatia sono anche sociali, sfociando in una maggiore insicurezza soggettiva (a livello relazionale, economico e psicologico) e di conseguenza in una maggiore fragilità del gruppo sociale di riferimento, del contesto e dell’area spaziale. Inoltre si può ritenere che, alimentando la trappola della povertà, questa patologia generi un clima di disgregazione sociale e culturale che affetta non solamente il singolo soggetto, ma anche quanti a lui vicini, tutti coloro che siano inseriti nelle sue reti relazionali.
Riprendendo la tradizionale categorizzazione degli interventi di prevenzione in base ad obiettivi specifici (Caplan, 1964) abbiamo deciso di procedere come segue:
– al primo livello si cerca una promozione informata, con un approccio volto a rendere la comunità consapevole dei rischi e delle potenziali conseguenze legate al gambling eccessivo. L’obiettivo è quello di fornirle le informazioni necessarie per avere comportamenti non patologici nei confronti del gioco d’azzardo. Il principale scopo è diminuire il danno potenziale per i giocatori d’azzardo a rischio e problematici, senza incidere negativamente sui giocatori d’azzardo ricreativi;
– il secondo livello si basa invece su un intervento attivo nei confronti dei giocatori d’azzardo, tentando di scoraggiarne i comportamenti a rischio e riducendo le conseguenze negative del gioco. Tali interventi di tutela dei consumatori generalmente richiedono restrizioni volontarie o obbligatorie ai propri;
– l’ultimo livello è invece relativo alla vera e propria presa in trattamento sanitario dei giocatori patologici.
La specificità che rende questo progetto maggiormente intersettoriale e interdisciplinare rispetto ad altre azioni portate avanti dal SSN o da associazioni/cooperative del territorio è una specifica attenzione al contesto, con un tentativo di misurarci con la dimensione ecologica del problema, mettendo in luce cause ed effetti socioeconomici e cercando metodi partecipativi per risolvere e/o arginare questo problema.
Per questo motivo risulta fondamentale riuscire a definire strumenti analitici utili a reperire informazioni sulla numerosità dei giocatori a rischio patologico, costruendo un’ analisi che includa degli indicatori socio economici in grado di costruire una valutazione del livello di rischio; implementare, accanto alle classiche tipologie di tipo patologico, nuove classificazioni di ordine sociologico, basate su indicatori di natura sociale, stabilendo quali siano i fattori di rischio ambientale,e come possa silupparsi un approccio integrato di contrasto e prevenzione.
Alcune ipotesi:
– la ludopatia porta con sé la disgregazione di vincoli sociali e affettivi, il che incide non solamente sulla qualità della vita del singolo, ma anche su quella del suo contesto sociale, favorendo lo svilupparsi o il rafforzarsi di dinamiche di marginalizzazione, precarietà esistenziale e povertà;
– le idee che si hanno sul gioco d’azzardo sono spesso frammentarie, quando non decisamente errate (per quanto riguarda la definizione di cosa è o non è gambling, riguardo all’illusione di controllo, rispetto ai possibili effetti psicologici e sociali);
– non è sufficiente la medicalizzazione del giocatore completamente dipendente, ma è necessario agire prevenendo nelle situazioni al limite fra ludopatia e gioco responsabile;
-non è sufficiente un approccio di policy che non tenga conto delle caratteristiche della popolazione oggetto dell’intervento, questa deve diventare anche agente di un intervento.